Il beer pilgrim deve essere sempre pronto ad ogni evenienza. Ad esempio quando si trova a dover passare una notte ad Edimburgo perché tutto il regno di sua Maestà è isolato causa neve e ghiaccio.
Trovandomi in zona stazione di Waverley/Princess Street la scelta dei pub da visitare è caduta sui più prossimi al mio hotel. Sprezzante del freddo e del ghiaccio il mio itinerario prevedeva tre tappe: aperitivo, cena e bicchiere della staffa.
Il primo pub visitato è stato il Cafe Royal: il pub, in stile vittoriano, è davvero splendido: è dominato al centro da un bancone a isola ovale e da lampadari e lampade in ottone. Il soffitto è finemente decorato, ma sono i 6 pannelli murari in ceramica ad attirare l’attenzione del visitatore: rappresentano 6 innovatori e risalgono al 1886, anno in cui ad Edimburgo si tenne la “International Exhibition of Industry, Science and Art”.
Ma veniamo al bancone: oltre alle solite spine commerciali il pub offre solo 4 handpumps con Real Ale di cui due quasi sempre monopolizzate da Deuchars IPA e dalla Dark Island di Orkney.
Io mi sono buttato sulla Misty Law di Kelburn: una amber ale secca e luppolata, con un po’ di diacetile al naso e con il tostato e caramellato che si fondono bene con la citricità del luppolo. Una potenziale ottima session bere.
Il secondo pub visitato, e meta per la cena, è stato il Guildford Arms.
Il locale è meno scenico e storico del Cafè Royal ma ha comunque un bel bancone in legno, un soffitto decorato ed “palco” su cui è situato il ristorante (4 tavoli..). Ho deciso di cenare qui perché ho letto da qualche parte che avevano vinto un premio per la cucina, che si è rivelata normale e assolutamente soddisfacente.
Ma veniamo alle birre: qui i cask erano ben 10 e cenando ne ho provate un po’: la Deuchars IPA che è sempre un bel bere, come la Bitter & Twisted.
Ho apprezzato molto anche la Trade Winds di Cairngorm, una best bitter vincitrice di alcuni premi, che si presenta dorata, leggera, bilanciata e giustamente amara, con sentori non solo citrici ma anche erbacei.
Nulla però in confronto a una delle birre più divertenti del 2010: la Avalanche di Fyne Ales: una golden ale molto luppolata, con un amaro citrico in bocca che ti manda in brodo di giuggiole. Una nota di pompelmo e di frutta tropicale mi fanno pensare all’America (Amarillo e Cascade?) ma soprattutto ad ordinarne un’altra pinta: una session beer che vorrei avere in una calda giornata estiva,ma che comunque si rivela perfetta anche quando fuori fa -10!
Per i bicchieri della staffa, giusto dietro al mio hotel, ho concluso la serata all’Abbotsford: un altro pub tradizionale scozzese, inserito nell’archivio storico del CAMRA e della stessa proprietà del Guildford Arms.
Il Pub è favoloso: piccolo (avrà una trentina di posti a sedere) con un bancone centrale a isola del 1902, il soffitto decorato e, soprattutto, un bel camino acceso. Ha un ristorante al piano superiore e offre spesso birre di birrerie locali, oltre alle solite commerciali di rito. Dispone di 5 spine “a rubinetto” e di una hand pump.
Ho assaggiato la Stewart’s 80/-, una classica heavy scozzese, molto maltata, cremosa e poco luppolata, La Christmas Light della Highland Brewing Company: 3.8% per questa birra di Natale (!) molto luppolata, probabilmente con luppoli USA, con una bel tappeto maltato.
Per finire ho chiuso con una Sheepshaggers Gold di Cairngorm: abbastanza anonima, dorata e luppolata ma watery e quasi banale.
In conclusione: 3 ore in cui il gelo è stato abbondantemente stemperato dal luppolo. E, ironia della sorte, il best in show va a una birra, la Avalanche, mentre una valanga di neve ricopriva le mie speranze di lasciare facilmente Edimburgo.
“To die in a pub is my dearest plan,
with my mouth to the tap as close as I can
Then the angels would say when the singing began
Oh Lord please show mercy to this boozy man”
I luoghi
- Guildford Arms | 1 West Register Street | www.guildfordarms.com
- Cafe Royal Circle Bar | 19 West Register Street | www.caferoyal.org.uk
- Abbotsford | 3-5 Rose Street | www.theabbotsford.com
Bellissimo post e straordinaria citazione finale. Di chi è?
La citazione, dipinta sul muro dell’Abbotsford, è attribuita a John Dryden